ARCHEOLOGIA RITROVATA

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Quest'anno i giorni 11,12 e 13 ottobre 2024 sono stati dedicati anche a Velletri alla ricorrenza annuale di Archeologia Ritrovata che si propone, a livello nazionale, di valorizzare siti, monumenti o aspetti e caratteristiche di luoghi poco noti. Il percorso urbano proposto ai partecipanti è iniziato dinanzi alla chiesa di san Martino di cui il primo giorno Sara di Luzio e gli altri due Ilaria Fiorillo hanno illustrato nei particolari la storia millenaria.  Dalla sua prima menzione nel 1065 in una Bolla del papa Alessandro II all'affidamento ai Chierici Regolari Somaschi, alla ricostruzione opera dell’architetto veliterno Nicola Giansimoni che la trasformò  in una chiesa a croce greca.                                                                                                                                                        Quindi Guido Giani ha mostrato rare foto e ricostruzioni del distrutto Palazzo quattrocentesco De Bonis con la sua bella forma arcuata che seguiva la curva della strada, il suo colore grigetto, le lesene e gli stucchi che gli davano un bellissimo aspetto barocco, riferendo anche particolari dell'ambiente sociale e commerciale anteguerra intorno ad esso.                                                                                                                                                                          L'antichità del luogo è stata illustrata da Ciro Gravier leggendo, spiegando e commentando un'epigrafe sepolcrale del periodo augusteo ritrovata in fondo alla scalinata di San Martino, là dove verosimilmente in epoca romana passava il pomerium della città. L'epigrafe ricordava un liberto e una liberta sepolti in un rettangolo di tre metri e mezzo di lungo e circa sei metri di largo (in fronte pedes XII in agro pedes XX) donato dal loro padrone. Poi, nel 1780, presso la chiesa fu dissotterrato un frammento di epigrafe in cui si faceva riferimento ai cultori della Mater Deum Idaea, citata a sua volta in una fronte di altare a lei dedicato. Questi devoti erano quasi certamente legati al commercio marittimo, forse più propriamente fluviale se è vero che il cardinale Borgia possedeva un bassorilievo trovato “in agro veliterno” e purtroppo perduto, in cui le tre imbarcazioni portavano il nome di tre ninfe.

  Attraversata poi la Porta Napoletana, abbiamo raggiunto in viale Oberdan il sito del Casino di campagna dei Borgia, dove il Cardinale conservava altri cimeli del suo Museo, e che purtroppo è andato anch’esso distrutto. Ma proprio dirimpetto, a causa di uno smottamento del terreno, venne alla luce alla fine del 700 un cimitero paleocristiano, che testimonia la presenza del cristianesimo a Velletri di due secoli precedente la notizia del primo vescovo di Velletri. Il cimitero, come durante tutta l’antichità, costeggiava una strada importantissima e antichissima, la via Mactorina, che proveniva da Preneste, raggiungeva Velletri dove la incrociò l’Appia a Soleluna, e terminava a Satricum.

Hanno seguito il percorso molti cittadini di Velletri, ma anche dei Castelli ed alcuni perfino da Roma.