In una sala affollatissima di partecipanti venuti ad ascoltarlo, su iniziativa del Gruppo Archeologico Veliterno lo studioso e perfetto conoscitore del territorio e della storia di Velletri, il padovano Sandro Pravisani, ha documentato un aspetto tanto intrigante quanto sconosciuto della civiltà in cui lo spazio e il tempo si sono continuamente rapportati anche qui sin dalle lontanissime epoche preistoriche: la dimensione del sacro, quale si evince dall’orientamento dei templi verso i momenti magici che sono i solstizi e gli equinozi. Aspetto ben noto e praticato dai Romani i quali ne parlavano come di una “antiqua disciplina” che essi facevano risalire agli Etruschi, ma che noi sappiamo essere di gran lunga più antica.
Lo studioso Pravisani ha riportato, come esempio, il mito di Enea, l’eroe troiano che guidato da Apollo (il dio del sole), approda alla foce del Numico presso Lavinium (attuale spiaggia di Torvaianica) dove poi sarà innalzato l’antichissimo tempio del Sol indiges, e poi alle foci del Tevere presso Laurentum insegue la mitica scrofa bianca che allatta i suoi 30 porcellini. Il tempio del Sol indiges è orientato nella direzione equinoziale del Mons Albanus (il nostro Monte Cavo), mentre i 30 porcellini sarebbero i trenta anni che Enea dovrà far trascorrere prima di fondare la sua nuova città.
Ancora più vicino a noi, assai stupefacente è l’allineamento tra il tempio della Fortuna Primigenia di Preneste (Palestrina) con quello della Mater Matuta di Satricum (l’attuale Borgo Le Ferriere), attraverso il tempio rustico di Sole Luna a Velletri: così abbiamo la madre primigenia di Preneste all’origine degli dei che allatta addirittura il piccolo Giove, le “sponsae” di Velletri che offrivano la loro verginità alla Dea la vigilia del loro matrimonio, e la madre Matuta di Satricum donna compiuta generatrice degli uomini.
Altri interessantissimi esempi sono il villaggio delle Macine e il suo insediamento palafitticolo (purtroppo oggi scomparso) anch’esso orientato verso Monte Cavo o il Maschio dei Ferrari sul Monte Artemisio il cui Castelliere risalente all’età del bronzo guarda verso Satricum da un lato e verso Cori dall’altro, dove la “Locca Pellecini” rimanda alla mitica gallina dalle uova d’oro presente in altri diffusi racconti del territorio.
